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di Andrew Bergman, con Demi Moore, Burt Reynolds
(Stati Uniti, 1996)
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Fiasco dell'anno (succede anche a Hollywood, succede pure che il pubblico abbia sempre ragione), 50 milioni di dollari - dei quali dodici alla volonterosa protagonista - recuperati solo per metà ai botteghini americani, STRIPTEASE riflette esemplarmente una certa quale idea che del cinema si fanno le star americane. Come qui, che prima conta l'involucro, poi ciò che ci sta dentro. Non che questo fosse proprio il massimo: una giovane donna ingiustamente privata della custodia della figliola in una causa di divorzio (a favore di un marito manesco oltre che ladro ma, cosi ci dicono, favorito dal giudice mafioso in quanto indicatore della polizia...) è costretta a fare la spogliarellista per pagarsi le spese processuali. Ma non era una ragione per la sontuosamente bodybuildata Demi Moore di dedicarsi allo studio delle tecniche di quell'arte piuttosto che a quelle della recitazione. Il risultato è tutto da vedere. Alcuni strip che la star della provocazione sexy per massaie USA (vedi il precedente RIVELAZIONI, quello di Michael Douglas violentato sulla scrivania dalla nostra capoufficio decatleta) conduce a medio (topless) termine con laborioso slancio; e che un regista inesistente come Andrew Bergman puntualmente guasta. Più una storia che si voleva di sociologia semi-grottesca che sta loro attorno (senatore sporcaccione e moralismo spicciolo che sfocia nella violenza) e che - malgrado la presenza di un curioso Burt Reynolds nelle vesti del satiro- si stempera in un clima generale di smobilitata convinzione.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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